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13 aprile 2005

Ministro in campo - dal Manifesto del 12 aprile 2005

Ministro in campo
ANDREA FABOZZI
dal Manifesto del 12 aprile 2005

Domenica scorsa si è giocata Livorno-Lazio. Ai tifosi della Lazio è stato impedito di esporre uno striscione in ricordo dei morti infoibati. I tifosi del Livorno hanno invece potuto mostrare decine di bandiere con falce e martello, hanno cantato Bandiera Rossa e l'Internazionale, hanno innalzato un'enorme scritta: «Livorno è comunista». I laziali hanno cantato una sola volta Giovinezza e all'uscita sono stati caricati dalla polizia. Duecentocinquantasei di loro sono stati diffidati dal tornare allo stadio, insieme a solo nove tifosi livornesi. Il ministro dell'interno si è arrabbiato. «La prossima volta - ha detto - chiudo gli stadi». Non è vero. Domenica scorsa si è giocata Lazio-Livorno, ed è successo esattamente il contrario. Svastiche, croci celtiche, ritratti di Mussolini e lo striscione «Roma è fascista» in curva nord. Bandiera Rossa nel settore ospiti. Tifosi livornesi caricati e diffidati. E' così che è andata, ma non importa. Perché svastica e falce e martello, apologia del fascismo e simboli comunisti, costituzione della repubblica e aria che tira sono per la maggioranza al governo esattamente la stessa cosa. Sono «la politica». E la politica deve stare lontana dal calcio. Evidentemente il ministro Pisanu non ha colto la somiglianza tra il suo capo e il proprietario del Milan. Ha dimenticato l'uso politico che i presidenti fanno continuamente del tifo calcistico. Magari per strappare uno sconto dal fisco.

«C'è troppa politica nel calcio», ha dichiarato la moglie del vicepremier, più nota come ultrà laziale. «Duce, duce», si è fatto festeggiare il presidente Lotito, prima di spiegare che «lo sport deve prescindere dalle posizioni politiche». Comunisti come fascisti, pugno chiuso come saluto romano: guardandola da uno stadio di calcio la costituzione materiale è molto più avanti del più ardito riformatore istituzionale e del più fantasioso revisionista storico. Poi festeggiamo pure il 25 aprile.

Fuori la politica dagli stadi altrimenti li chiudiamo, dice Pisanu. Ma perché? Fuori le svastiche dallo stadio, piuttosto, e possibilmente fuori anche da un perimetro più vasto. Chiudere è un'idea inutile e sbagliata, con un vago sapore di svastica anche questa. Più politica, invece. Per cacciare quelle svastiche una ad una con gli unici antidoti possibili: partecipazione e democrazia. La scorciatoia del pugno di ferro conduce alla meta opposta. E funziona poco: da due anni è in vigore una norma eccezionale che prolunga di 36 ore la flagranza di reato, ma la violenza non è scomparsa.

Domenica lo striscione sulle foibe i tifosi laziali l'hanno messo davvero. C'era scritto «Foibe: Togliatti criminale di guerra», il che dimostra come siano attenti alle tesi della grande stampa nazionale. Lo striscione dei tifosi del Livorno invece è stato bloccato dalla polizia. C'era scritto «Moby Prince, 140 morti senza giustizia» in ricordo dell'anniversario della strage. L'hanno sequestrato perché «troppo politico». Nel frattempo sventolavano le svastiche. Prima di chiudere gli stadi i tutori dell'ordine pubblico potrebbero aprire gli occhi.

X-Mar fuori dai denti: mò hanno veramente rotto i coglioni, non bisogna chiudere gli stadi, ma spaccare le capoccie della feccia NaziFascista!! Qui tra revisione e revisionisti pure mostrare il pugno chiuso diventa reato. Propongo una bella alzata di pugni, soprattutto il 25 aprile, che comunque qui verrà ampiamente celebrato!!!!!