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30 maggio 2005

MarianOne@Critical Mass- Roma 28/05/05

Chi mi conosce sa del mio sconfinato amore per la bicicletta e chi mi conosce sa che parlo di Critical Mass fin dai suoi inizi negli States.
D'altra parte l'unione della parola "sovversione" alla parola "bicicletta" suona come una dolce melodia alle mie orecchie.




Per chi non sa cosa sia Critical Mass:
Massa critica e' un nuovo modo di vivere nelle nostre citta' inquinate. Per costruire una nuova rivoluzione nel sistema dei trasporti non hai null'altro da fare che prendere la bici e unirti a noi. Un sito per tutti quelli che credono che un'auto di meno in circolazione sia uno scopo comune.



E sabato scorso, con partenza alle 17 dal Colosseo, è stata proprio una bella massa: traffico bloccato, città restituita alle biciclette.


NOI SIAMO IL TRAFFICO!!!!

VIVA LA VELORUTION!!!!

Di seguito un pò di info sul "rinascimento ciclistico":

Il rinascimento ciclistico
Guardandoci intorno nelle nostre città, vedendo come stanno modificandosi i nostri stili di vita, affrontando ogni giorno l'emergenza ambientale, sociale e sanitaria in corso, si può affermare che l'era della motorizzazione di massa è al collasso.

Gli albori di un rinascimento, noi, ciclisti/e urbani, li riusciamo a vedere. Sempre più persone riconsiderano quello che negli ultimi trent'anni era stato un tabù: utilizzare le proprie forze per muoversi. E invece riscopriamo che possiamo spostarci con più facilità e per gran parte dei nostri spostamenti quotidiani senza l'automobile.

L'automobile, la moto, il motorino ci avevano in questi anni ipnotizzato facendoci credere che non potevamo camminare per più di duecento metri e che andare in bicicletta fosse esclusivamente un divertente passatempo da praticare nelle vacanze o nei week-end.

Ma due guerre per il petrolio in 10 anni, uno stile di vita sempre più sedentario, dei costi di esercizio elevatissimi e, soprattutto, l'inefficacia nell'attuare la sua principale funzione ossia quella di farci spostare da una parte all'altra della città hanno portato molte persone in tutto il mondo a cercare alternative all'automobile.

Abbiamo iniziato a fare i nostri spostamenti in bicicletta.
Era lì, abbandonata, utilizzata solo come "giocattolo", ma obnubilati dal marketing dell'industria del motore e del petrolio, non potevamo vederla.
Fare 3, 5, 20 km in città con la bici era (ma per molti ancora è) una follia che il nostro corpo, pensavamo, non avrebbe mai potuto reggere. Abbiamo poi provato, il corpo reggeva, anzi..., eravamo veloci negli spostamenti, "parcheggiavamo" non vicino casa... ma dentro casa, ci divertivamo a girare e rivedere la città, i posti nascosti, suonare il campanello per avvertire le persone che, noi, lì dietro, silenziosamente, stavamo velocemente arrivando. Ci siamo ritrovati a scrutare il cielo per capire che giornata sarebbe stata, tornare a vivere fuori dall'incubo ad aria condizionata. Non rischiare di uccidere tutto quello che ci passa davanti.
Siamo tornati e tornate ad utilizzare la bicicletta per andare a scuola, al lavoro, all'università, a fare la spesa a d incontrare gli amici, uscire la sera… e ci piace molto.

Una città da ridisegnare
La nostra è stata una scelta dal basso, mentre ci troviamo a cozzare contro amministrazioni e soluzioni urbanistiche che oltre a privilegiare sempre l'utilizzo del mezzo privato, con immenso inquinamento e spreco di risorse energetiche, continuano a proporre "soluzioni" assolutamente inadeguate per cercare di risolvere i problemi di mobilità traffico e inquinamento che affliggono grandi e piccoli centri. Non saranno infatti parcheggi su parcheggi o raddoppi di corsie a far scorrere il traffico, ma serviranno solo ad aumentare il problema ambientale attirando nuove automobili fino alla saturazione.
Riusciamo ad apprezzare come ricchezza e bellezza delle strade NON la quantità di automobili che ci sono o che le attraversano, ma al contrario la loro assenza o la loro esiguità.
Lo spazio urbano vivo e vivibile è quello che riesce ad escludere automobili, e motoriname vario. Uno spazio libero e sicuro che tiene fuori le auto tiene dentro persone, bambini e animali che altrimenti sono esclusi e sacrificati al dio automobile.

Perchè una Critical Mass Nazionale
Da un paio di anni in Italia e da una decina d'anni a questa parte un pò in tutto il mondo i/le ciclisti urbani si incontrano, l'ultimo venerdì di ogni mese, e pedalano insieme cercando di comunicare e trasmettere alcuni messaggi forti:

  • la possibilità dell'utilizzo della bicicletta come mezzo per gli spostamenti urbani
  • il fatto che non stiamo bloccando il traffico, ma siamo traffico ed abbiamo uguali diritti sulla strada
  • dare la sveglia alle amministrazioni perchè mettano in campo delle soluzioni che salvaguardino e facilitino l'utilizzo della bicicletta a scapito di automobili ed altri mezzi rumorosi, puzzolenti e inquinanti

26 maggio 2005

Commosso sulla mia infelicità - di Pier Paolo Pasolini

Commosso sulla mia infelicità,
felice credo nel conforto della
parola che svela, che degrada.

Temo solo la morte, il puro fatto
della morte. Tutto il resto si gioca.

Da Poesie inedite
Poesia con letteratura
1951-52

Ciò in cui credo - J.G. Ballard

da Re/Search, J.G. Ballard, ShaKe edizioni underground

Credo nel potere che ha l’immaginazione di plasmare il mondo, di liberare la verità dentro di noi, di cacciare la notte, di trascendere la morte, di incantare le autostrade, di propiziarci gli uccelli, di assicurarsi la fiducia dei folli.

Credo nelle mie ossessioni, nella bellezza degli scontri d’auto, nella pace delle foreste sommerse, negli orgasmi delle spiagge deserte, nell’eleganza dei cimiteri di automobili, nel mistero dei parcheggi multipiano, nella poesia degli hotel abbandonati.

Credo nelle rampe in disuso di Wake Island, che puntano verso il Pacifico della nostra immaginazione.

Credo nel fascino misterioso di Margaret Thatcher, nella curva delle sue narici e nella lucentezza del suo labbro inferiore; nella malinconia dei coscritti argentini feriti; nei sorrisi tormentati del personale delle stazioni di rifornimento; nel mio sogno che Margaret Thatcher sia accarezzata da un giovane soldato argentino in un motel dimenticato, sorvegliato da un benzinaio tubercolotico.

Credo nella bellezza di tutte le donne, nella perfidia della loro immaginazione che mi sfiora il cuore; nell’unione dei loro corpi disillusi con le illusorie sbarre cromate dei banconi dei supermarket; nella loro calda tolleranza per le mie perversioni.

Credo nella morte del domani, nell’esaurirsi del tempo, nella nostra ricerca di un tempo nuovo, nei sorrisi di cameriere di autostrada e negli occhi stanchi dei controllori di volo in aeroporti fuori stagione.

Credo negli organi genitali degli uomini e delle donne importanti, nelle posture di Ronald Reagan, di Margaret Thatcher e della principessa Diana, negli odori dolciastri emessi dalle loro labbra mentre fissano le telecamere di tutto il mondo.

Credo nella pazzia, nella verità dell’inesplicabile, nel buon senso delle pietre, nella follia dei fiori, nel morbo conservato per la razza umana dagli astronauti di Apollo.

Credo nel nulla.

Credo in Max Ernst, Delvaux, Dalì, Tiziano, Goya, Leonardo, Vermeer, De Chirico, Magritte, Redon, Dürer, Tanguy, Facteur Cheval, torri di Watts, Böcklin, Francis Bacon, e in tutti gli artisti invisibili rinchiusi nei manicomi del pianeta.

Credo nell’impossibilità dell’esistenza, nell’umorismo delle montagne, nell’assurdità dell’elettromagnetismo, nella farsa della geometria, nella crudeltà dell’aritmetica, negli intenti omicidi della logica.

Credo nelle donne adolescenti, nel potere di corruzione della postura delle loro gambe, nella purezza dei loro corpi scompigliati, nelle tracce delle loro pudenda lasciate nei bagni di motel malandati.

Credo nei voli, nell’eleganza dell’ala e nella bellezza di ogni cosa che abbia mai volato, nella pietra lanciata da un bambino che porta via con sé la saggezza di statisti e ostetriche.

Credo nella gentilezza del bisturi, nella geometria senza limiti dello schermo cinematografico, nell’universo nascosto nei supermarket, nella solitudine del sole, nella loquacità dei pianeti, nella nostra ripetitività, nell’inesistenza dell’universo e nella noia dell’atomo.

Credo nella luce emessa dai televisori nelle vetrine dei grandi magazzini, nell’intuito messianico delle griglie del radiatore delle automobili esposte, nell’eleganza delle macchie d’olio sulle gondole dei 747 parcheggiati sulle piste catramate dell’aeroporto.

Credo nella non esistenza del passato, nella morte del futuro, e nelle infinite possibilità del presente.

Credo nello sconvolgimento dei sensi: in Rimbaud, William Burroughs, Huysmans, Genet, Celine, Swift, Defoe, Carroll, Coleridge, Kafka.

Credo nei progettisti delle piramidi, dell’Empire State Building, del Fürerbunker di Berlino, delle rampe di lancio di Wake Island.

Credo negli odori corporei della principessa Diana.

Credo nei prossimi cinque minuti.

Credo nella storia dei miei piedi.

Credo nell’emicrania, nella noia dei pomeriggi, nella paura dei calendari, nella perfidia degli orologi.

Credo nell’ansia, nella psicosi, nella disperazione.

Credo nelle perversioni, nelle infatuazioni per alberi, principesse, primi ministri, stazioni di rifornimento in disuso (più belle del Taj Mahal), nuvole e uccelli.

Credo nella morte delle emozioni e nel trionfo dell’immaginazione.

Credo in Tokyo, Benidorm, La Grande Motte, Wake Island, Eniwetok, Dealey Plaza.

Credo nell’alcolismo, nelle malattie veneree, nella febbre e nell’esaurimento.

Credo nel dolore.

Credo nella disperazione.

Credo in tutti i bambini.

Credo nelle mappe, nei diagrammi, nei codici, negli scacchi, nei puzzle, negli orari aerei, nelle segnalazioni d’aeroporto.

Credo a tutti i pretesti.

Credo a tutte le ragioni.

Credo a tutte le allucinazioni.

Credo a tutta la rabbia.

Credo a tutte le mitologie, ricordi, bugie, fantasie, evasioni.

Credo nel mistero e nella malinconia di una mano, nella gentilezza degli alberi, nella saggezza della luce.



24 maggio 2005

16-bit Intel 8088 chip


with an Apple Macintosh
you can't run Radio Shack programs
in its disc drive.
nor can a Commodore 64
drive read a file
you have created on an
IBM Personal Computer.
both Kaypro and Osborne computers use
the CP/M operating system
but can't read each other's
handwriting
for they format (write
on) discs in different
ways.
the Tandy 2000 runs MS-DOS but
can't use most programs produced for
the IBM Personal Computer
unless certain
bits and bytes are
altered
but the wind still blows over
Savannah
and in the Spring
the turkey buzzard struts and
flounces before his
hens.

Charles Bukowski

Dedicata al mio Apple G5 che mi sono appena regalato per i miei 40 anni!!!!!

23 maggio 2005

L'uomo buono


Era un uomo buono.
Passava intere giornate al parco a dare briciole di pane in pasto ai piccioni e ai passeri.
Lo vedevo spesso rientrare la sera nel portone di fronte al mio balconcino. Io ero li a fumare e lui aveva appena portato il cane a fare una passeggiatina.
Doveva essere un solitario l'uomo buono. Magari la moglie era morta e i figli sparsi chissà dove.
Che era un uomo buono l'ho deciso la prima sera che l'ho visto ed ho rafforzato la mia convinzione osservandolo a lungo in questi suoi pubblici atti.
L'ho incrociato sul marciapiede un paio di volte. Cenno di saluto molto cortese, sorriso abbozzato. Ben vestito e ancor atletico per la sua età avanzata. L'uomo buono era un bel vecchino.
La colonna sonora ideale di quest'uomo buono avrebbe potuto essere un bel pezzo dei Blur.
No, non charmless man: quest'uomo di charme ne dimostrava molto, con la sua schiena diritta nonostante l'età, il portamento fiero e lo sguardo pungente sotto le folte sopracciglia. Magari il pezzo adatto sarebbe stato Parklife, per questa sua predilezione per il parco vicino casa, ma magari non c'entra una beata minchia.
Fatto sta che continuavo ad osservarlo quest'uomo. Non lo stavo spiando, diciamo che lo stavo studiando....chissà poi perché.
Non è che passo i miei giorni a guardare i vecchietti, però l'uomo buono mi attirava e volevo saperne di più.
Sai com'è quando abiti in quartiere. Basta chiedere un pò in giro. Si va tutti negli stessi negozi, si chiacchiera e, soprattutto, si va dal barbiere di quartiere.
Ed è stato proprio Franco, il barbiere, a raccontarmi di lui.
Franco è uno tosto.
Figlio di partigiani, si vanta addirittura della partecipazione del padre ad attentati ai nazisti durante l'occupazione di Roma.
E Franco mi dice che l'uomo buono lui non lo serve. L'uomo buono è un ex-ufficiale repubblichino, uno che ancora frequenta assiduamente cene in memoria del ventennio e dei camerati morti nella difesa della pazzia di Salò.
E allora il quartiere, tutto il quartiere, come un paio di enormi casse di un enorme sound system, mi spara a palla la canzone dell'uomo buono che non è buono, ma che è un porco fascista.
Cerco notizie sulla rete riguardo quest'uomo.
Trovo un articolo che parla di lui.
Comandava un plotone di esecuzione. Ha sterminato tanti partigiani, tanti giovani che lottavano per liberare il paese dalla feccia nazi-fascista.
E poi, finito tutto, quest'uomo si è salvato, come tanti allora, nascondendosi a lungo come un sorcio nella tana. E poi, arrestato, è uscito indenne dai processi militari...come tanti.
E ora quest'uomo era li, davanti al mio balconcino, con il suo cane al guinzaglio.
Descisi in un lampo: stasera lo uccido.
Da quella sera sono Io un uomo buono.

Il grande scrittore narrativo

è colui che ci mostra la realizzazione e l'apoteosi dei sogni ad occhi aperti della gente comune.

Robert Louis Stevenson

21 maggio 2005

Scheletro nell'armadio (nella libreria)

E' che, come molti sanno, da un paio di mesi ho traslocato, ma nella vecchia casa (di mio padre) ho ancora una marea di cose tra cui molti libri che trasbordo di volta in volta in piccoli quantitativi sulla mia motoretta scoppiettante.
Adesso, si proprio ora, mentre scavo tra i libri, mi ritrovo tra le mani una copia di Insciallah della Fallaci!!!
O my god!!! Ma siamo sicuri sia mio?
Non è che è del mio fratellone?
Eh no, lui si è sposato nell'84 e il libro dell'innominabile (almeno non nominabile una seconda volta nello stesso post, dice che porta sfiga) in questione è del '90.
Minchia!
Ma allora l'ho comprato io!
Dai, un pò di comprensione, a 25 anni ero certo un bel coglione! (pure la rima!)

20 maggio 2005

Spesso il male di vivere ho incontrato


Spesso il male di vivere ho incontrato:

era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

Eugenio Montale da Ossi di seppia

La scelta


-Hai uno sguardo diverso stamattina, strano...si, ecco, un nonsoché di strano nel tuo sguardo- mi dice Marta guardandoni di traverso mentre armeggia con la caffettiera.
-E' da un pò di giorni che hai un velo sugli occhi, sembri uno zombie!-
-Starò dormendo troppo- risposi trascinandomi dalla cucina al bagno nell'oramai obbligatorio rituale di svuotamento della vescica.
Osservo il mio mattiniero e smorto pisello mentre il fiotto giallo di pipì centra la tazza e girandomi lentamente riesco a cogliere il mio sguardo vuoto riflesso nello specchio.
-Si, stò decisamente dormendo troppo- penso ad alta voce, mentre, dopo averlo allegramente sgrullato, rinfodero "willie" nella mutanda.
E urlo -Marta che ora è?-
Che ora è?
Che ora è?
L'aroma pungente del caffè non riesce a far sparire l'amaro che ho in bocca, la sensazione orrenda di essere stato strappato dal sogno.
La sensazione orrenda di una realtà per cui la mia scelta è dormire.
La mia scelta è dormire..
La mia scelta è dorm.......

(a tutti i sognatori, scritto tanto tempo fa, in una notte chiara di persone scure)

19 maggio 2005

Suicidio in Italia (di Emanuel Carnevali)

Era un uomo bianco. Bianca la faccia e bianche le mani, bianco come uno spettro il suo spirito, la sua anima o come volete chiamarla. Viveva nel continuo timore che capitasse qualcosa per cui o la faccia o una qualsiasi altra parte del suo corpo prendesse un po’ di colore, per questo aveva poche idee, pochissime sensazioni e emozioni meno ancora. Nulla, grazie a un lungo esercizio, poteva farlo arrossire. Era, gentile lettore, un maniaco. Però nessuno, a causa della sua straordinaria mitezza, pensò mai a rinchiuderlo in manicomio. Questa venerazione per le cose bianche era in realtà molto strana e finì con l’avere un notevole e pernicioso effetto sulla sua stessa vita. Si lavava col latte, indossava solo vestiti bianchi, calze bianche, cappelli bianchi di panama. Era un peccato che i suoi capelli non fossero bianchi, ma non ci poteva fare nulla. Prese moglie, ma solo a matrimonio avvenuto poté comunicarle tutto il suo complicato rapporto con il Bianco. Sapeva di non poter pretendere che lei lo seguisse nella bianca tradizione. In realtà lei cercò spesso d’immischiarsi nel suo candore, ma lui non le prestò attenzione. Era un uomo tranquillo, paziente, quasi mansueto, quasi dolce, quasi un cristiano, quasi, quasi, quasi tutte queste cose. Però insieme litigavano molto spesso -cioè litigava lei, perché lui al massimo batteva le ciglia, per il timore che l’idea della sua eterna bianchezza potesse perdere il proprio incanto e mutarsi in giallo o in verde. Una volta litigarono aspramente. La lite giunse al colmo, quando la donna lasciò andare un ceffone sulla bianca, bianchissima faccia del marito. Allora si compì la breve , terribile tragedia: l’uomo non poté più dire bianca la sua bianca faccia. Era diventata rossa. Si è ucciso oggi, a sole ventiquattro ore dalla tragedia.
Emanuel Carnevali
(Pubblicato in 365 Days, New York, 1936)

Emanuel Carnevali, nato a Firenze il 4 dicembre 1897, trascorre la sua giovinezza tra Biella e Cossato, con la madre, spesso malata, lontano dal padre. Quando sua madre muore va a vivere con il padre, persona dura e uomo “d’ordine”, con il quale Emanuel non ebbe mai un gran rapporto, come traspare dal suo unico romanzo, in gran parte autobiografico, Il Primo Dio. Il padre lo fa studiare in collegio, prima a Bologna e poi a Venezia, ma per Emanuel è come stare in carcere. Appena possibile decide di allontanarsi definitivamente dalla famiglia, e il modo migliore è senz’altro emigrare in America. Negli States la vita non è facile. Passa attraverso i lavori più umili, spesso lo troviamo nelle cucine di ristoranti italiani, vive in condizioni di povertà assoluta, trascinandosi per camere ammobiliate, senza soldi e senza mangiare.
Ma le sue condizioni non gli impediscono di continuare a coltivare la sua passione per la letteratura e la poesia. Quando finalmente riesce a farsi conoscere per le sue doti di poeta e scrittore, entra in contatto con alcuni dei più importanti scrittori americani dell’epoca, tra cui Ezra Pound, Williams Carlos Williams, Sherwood Anderson, Robert McAlmond, ammirati per il suo stile “selvatico”. Scrive e compone in lingua inglese portando una ventata di novità nella letteratura americana. Fu senz’altro il primo scrittore itolo-americano di un certo spessore. Nel 1922 è colpito da una grave forma di encefalite che lo costringe a far ritorno in Italia, per curarsi. Accolto dal padre, viene ricoverato in ospedale, vicino Bologna, dove trascorre gli ultimi anni della sua vita. Muore l’11 gennaio 1942.
Adelphi ha pubblicato Il Primo Dio
in cui, oltre al suo unico romanzo, compaiono alcune delle sue poesie, racconti pubblicati su riviste letterarie e scritti critici.

Da qui

Vivo in un posto dove tutto quello che accade
sembra accadere per caso
una strada attraversa il paese
il paese è quella strada
nessuno ha scelto di vivere qui
ma c'è qualcosa che ci trattiene
perché anche se non c'è amore
a volte
a volte c'è qualcos'altro.
Massimo Volume - Lungo i bordi (Mescal 1995) - testo di Emidio Clementi


Lungo i bordi: tra i 10 dischi italiani di sempre, per me of course!

Da "Rumore Bianco" di Don De Lillo

Erano la stagione dell'anno e l'ora del giorno adatte perché un pò di persistenze tristezza si infiltrasse nella tessitura delle cose.
Penombra, silenzio, gelo ferreo.
Don De Lillo - Rumore Bianco

17 maggio 2005

Don Chisciotte della Mancia

Vi segnalo questa bellissima versione on line del Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra, illustrato con disegni di Gustav Dorè, sul sito di Liber Liber (Biblioteca Telematica ad accesso gratuito).

La storia di Don Chisciotte della Mancia ha segnato la mia infanzia, ma ancora adesso la rileggo con gioia, divertimento ed un pizzico di amarezza!

Gli aforismi preferiti di zio Walt Borchard


"Che Dio benedica i finocchi:
rimangono più donne per il resto di noi."

"Se Dio non avesse voluto che l'uomo leccasse la fica, allora perché l'ha fatta a forma di taco?"

da L'angelo del silenzio (Killer on the road) di James Ellroy

Partigiano (del mio cuore)


Sono un partigiano del mio cuore.

Un difensore a spada tratta dei miei sentimenti.
Nemico del raziocinio.
Lottatore infaticabile,
nella mia immaginazione
non c'è dolore ne ostacolo che non possa superare.
Getto il mio cuore oltre il baratro e costruisco trappole al mio pensare.

Fuggo dalla realtà combattendo strenuamente al fianco della mia fantasia.
Impeto contro ragione, passione contro programmazione.
Lotto, appostandomi dietro gli angoli bui del mio pensiero,
facendo imboscate alla mia ragionevolezza
e sparo
tirando il grilletto del fucile con tutte le mie forze,
sparo
a quella parte di me che mi sta impedendo di baciarti.

Ma non riesco a colpire il mio nemico,
e resto qui
in silenzio,
in attesa della rappresaglia della mia ragione
che mi rende immobile,
mentre una lacrima taglia il mio viso
contorto in un amaro sorriso.